Il palazzo, già nei suoi esterni, si propone come uno dei più autorevoli esempi di architettura civile nell'ambito della vasta tipologia palaziale del barocco siciliano esprimendo la sua rilevanza monumentale anche qualificando scenograficamente e prestigiosamente lo spazio urbano sul quale si affaccia.
La consuetudine di affermare la rappresentatività di un casato nell'ambito della città, soprattutto attraverso la fabbrica di imponenti edifici entro piazze o assi viari principali dell'abitato, si era affermata in Sicilia a partire dalle grandi riforme urbanistiche palermitane (il Cassero e Via Maqueda, 1565 - 1605), fino alla sistematica applicazione di politiche di riforma finalizzate al "decoro della città", secondo una logica di pianificazione squisitamente barocca.
Palazzo Trigona della Floresta sorge nella piazza del Duomo, alla sommità dell'abitato, in un paesaggio urbano tra i più emozionanti, dove tutte le architetture che vi prospettano (il palazzo, la Cattedrale ed il vescovato), sono legate dalla trama dell'antico selciato.
Matteo Trigona, futuro vescovo di Siracusa, e il fratello Ottavio iniziarono ad occuparsi fattivamente di tale opera attorno al 1690, quando intrapresero le operazioni d'acquisto delle case circostanti a quelle già di loro proprietà (esistono tutti gli atti notarili).
Il Palazzo Trigona a breve sarà per eccellenza il “Museo archeologico della città”. Si conclude in questo modo l’attesa che durava da anni per vedere finalmente il Palazzo Trigona trasformarsi in Museo collocato in pieno centro storico del Quartiere Monte ed attiguo alla Basilica della Cattedrale, la Pinacoteca (con lavori quasi completati), Castello Aragonese e con i vari palazzi antichi prossimi ad essere restaurati da una società immobiliare svizzera per trasformarli in Hotel di lusso.