Montagna di Marzo offre, dall'acropoli in giù, l'immagine di una grande città pre-greca e romana. Il sito, sorto come città sulle vestigia di un antico villaggio indigeno, dovette interagire con tutte le culture successive fino al medioevo, accrescendo le sue pertinenze sia attraverso le fabbriche artigiane sia attraverso un gran numero di insediamenti e necropoli.
Il massiccio, alto 700 m., è ubicato a nord-ovest di Piazza Armerina, in una vallata prospiciente all'invaso Olivo. La montagna, circondata da un'alta corona di colline, offre una notevole visione panoramica su altri rilievi anch'essi di interesse archeologico: Rametta, Manganello, Polino, Balatella. La città si estende per venti ettari sull'altopiano, ma tutta l'area archeologica comprende oltre ottanta ettari.
La prima campagna di scavi regolari fu condotta nel 1962 da G. Vinicio Gentili che recuperò un gran numero di reperti tombali del VI e V sec. a.C., seguita dallo scavo di Vito Romano nel 1965.
Una importante campagna di scavi fu avviata dal grande Luigi Bernabò Brea nel 1966 e negli anni successivi. Fu Luigi Mussinano dell'Università di Trieste che, avvalendosi anche dell'ausilio di Vito Romano e Ignazio Nigrelli, riuscì a dimostrare e descrivere l'estensione e la tipologia urbanistica. L'archeologo triestino comprese, già allora, che la città seguiva un impianto ortogonale di tipo ippodameo e che lo stanziamento antico era rimasto antropizzato fino ad epoca bizantina.
Il frutto più prezioso degli scavi di Mussinano, è stato quello restituito dalla necropoli orientale. Sotto la cinta muraria egli trovò diverse file di tombe a camera databili dalla fine del VI sec. a.C. all'epoca ellenistica. Nella parte più meridionale della stessa necropoli Mussinano aprì 14 tombe a camera non violate contenenti materiali databili dal VI al III sec. a.C. In alcune di esse il corredo funebre superava anche il centinaio di pezzi. ? rimasta famosa la cosiddetta tomba n. 31 dove l'archeologo ritrovò due sarcofagi contenenti i resti mortali di due guerrieri. Uno dei due scheletri aveva l'anello al dito, la spada ai fianchi e lo strigile. Sopra i coperchi dei sarcofagi furono trovati i loro elmi e gli schinieri. La tomba restituì ben 133 pezzi, tra cui molti vasi figurati con iscrizioni graffite in alfabeto greco.
Il sito, dopo uno scavo del 1986 quando fu scoperta un'area sacra a sud ovest della città, cadde nell'oblio e si doveva attendere la fine del millennio perché si aprisse un barlume di speranza per il sito. Un importante scavo fu condotto nel 1998 da Lorenzo Guzzardi con la messa in luce di alcuni settori della città e di resti di edifici di età ellenistica, romano-repubblicana e tardo romana confermando l'ipotesi della notevole estensione dell'abitato tra i più grossi ed importanti dell'isola di quel periodo.
Lo scavo della necropoli orientale ha individuato un settore di latomie per l'estrazione di conci utilizzati negli edifici di età greca ed anche di portelli di chiusura delle tombe a camera. Un ulteriore e prezioso contributo alla conoscenza del sito è stato offerto nel 1999 dallo scavo di L. Guzzardi che ha portato alla scoperta di un odeon di età ellenistica databile tra il III e il I sec. a.C. nascosto da quella che sembrava una collinetta naturale a ridosso delle mura orientali. La cavea di grande ampiezza, la gradinata su cinque livelli discretamente conservata, la presenza di una cisterna alla sua sinistra e di un plinto alla sua destra, fanno immaginare che l'edificio potesse avere funzioni diverse, da quella ludica a quella pubblica. Nel 2004 è stato identificato il basamento di un grande tempio nell'acropoli e di alcune sepolture di epoca bizantina.
Secondo Dinu Adamesteanu (1962), la città andava identificata con Motyon nelle cui vicinanze si sarebbe svolta la sconfitta della famosa Lega sicula capitanata da Ducezio. Alla fine della prima guerra punica la Sicilia divenne provincia romana e all'inizio della seconda guerra punica, dopo la battaglia di Canne, può darsi che, alla stessa maniera di Morgantina (214 a.C.), possa aver subito la punizione romana per aver parteggiato a favore dei cartaginesi. Il declino della città può essere avvenuto proprio con l'assoggettamento alle esigenze di Roma che trasformò la sua vita economica tradizionale basata sull'agricoltura intensiva, l'allevamento e l'artigianato, in monocoltura estensiva cerealicola praticata mediante l'impiego di masse di schiavi.