
I graffi, lacerazioni di tessuto sensibile, profondità nelle cui pieghe si rintana il dimenticato. Della circolarità della memoria fa un certo effetto parlarne. Ci sono paure irremovibili, connesse alla profondità. Non ho nessuna intenzione di dare sfogo al linguaggio; tenerlo per sé è comunque un rischio. Il rischio della morte, di più, della mancata nascita. Il linguaggio non nato non è un linguaggio morto, perché ancora non ha passato! E' un linguaggio senza relazione, attese, memoria. Si contano le mancate nascite? Quelle non embrionali, è ovvio! Ci riferiamo a quelle mentali; i passi che trovano terreno al di sotto. A quante domande rinunciamo, per pigrizia o noia? Le risposte sono piccolezze la cui importanza si perde nell'eccesso di dettagli. Le domande sono nascite, rinascite, morti e resurrezioni.
Dovremo leggere Microcosmi di Magris e L'universo senza fine di Regge per avere una domanda nuova tra le mani, sulle labbra, da pronunciare più volte. Lucifero (portatore di luce) scacciato dal dio che non perdona; l'atomo che perde l'ultimo elettrone (la carica è negativa, portatore di luce anch'esso?) e solo così, solo attraverso questa mancanza (la grande Assenza), può unirsi ad altri atomi, può creare relazione: vita. Quindi la vita, nel senso più relazionale del termine, nasce dall'assenza. L'assenza nasce dalla preconcezione della relazione. L'Etica nasce dal minimo rispetto delle condizioni sopravvivenziali della relazione dei corpi fisici e psichici. L'Etica, perciò, esiste al di là di un dio, che, relegato a poche funzioni e pochi luoghi spazio-temporali (secondo certe idee) si culla nell'attesa della Morte Totale del Genere Umano e, solo nella grandiosità del Tempo, quest'attesa può dare un'illusione di circolarità e ciclicità.
Un dio omicida, insomma, su cui non si può fondare il concetto di Bene, prossimo all'Etica. I nostri pensieri, frutto di connessioni di idee di vari pensatori, ci portano lontano dalle tende perdute, ma forse, solo distanziandoci da quei teli sostanziali, ritroviamo in essi, fratture, frizioni, scarti e lacerazioni fondamentali per la crescita e il cambiamento. Sulla Cultura dei resti dovremmo fondare il Terzo millennio. Lo scarto come parte insatura, luogo fisico in cui ha luogo la difesa e la creatività dell'essere.
Giulio Santoro