
(25 luglio, festa di S. Giacomo Apostolo)
Questo piccolo pellegrinaggio, secondo la consuetudine antica, se non si fa da vivi si farà da morti, per cui è preferibile adempiere questa devozione in questa vita. Infatti da morti si dovrà passare attraverso le spine (tante tribolazioni).
Si parte dalla chiesetta di S. Giacomo (Bellia) a mezzanotte in punto facendosi il segno della croce e portando in mano una canna tagliata a sette nodi. Il viaggio si farà nel massimo silenzio e senza interruzione (come fantasmi), pena la decadenza del voto, e pregando. L’organizzazione del viaggio si farà prima in quanto, messisi in fila, non ci si dovrà voltare indietro, nè di lato, ma con lo sguardo fisso in avanti in atteggiamento devoto. In pratica si dovrà simulare la morte vivente. Si arriverà alla cappelletta di S. Croce e quindi si farà il viaggio di ritorno a S. Giacomo sul cui tetto si getterà la canna.
Il viaggio (ormai questa pratica è pressoché scomparsa) era fatto quasi esclusivamente da donne e solo da rari uomini per lo più in veste di accompagnatori a causa dell’ora.
Durante una notte di viaggio (di circa 30 anni fa), una donna pellegrina ha sognato S. Giacomo, un uomo alto, robusto e con la barba fluente, che le disse: "Avete fatto un buono e giusto viaggio, però non vi siete confessati e comunicati". Quindi sparì. La donna disse tutto alle proprie amiche e al prete (Padre Giangrande) il quale, non giudicando il "viaggio" come cosa cattiva, fu disposto, da allora in poi, a confessare e comunicare i pellegrini.
Si racconta che un uomo in processione vide passare due donne in silenzio e in una di queste riconobbe la propria madre morta che evidentemente stava facendo il pellegrinaggio.
Si parte dalla chiesetta di S. Giacomo (Bellia) a mezzanotte in punto facendosi il segno della croce e portando in mano una canna tagliata a sette nodi. Il viaggio si farà nel massimo silenzio e senza interruzione (come fantasmi), pena la decadenza del voto, e pregando. L’organizzazione del viaggio si farà prima in quanto, messisi in fila, non ci si dovrà voltare indietro, nè di lato, ma con lo sguardo fisso in avanti in atteggiamento devoto. In pratica si dovrà simulare la morte vivente. Si arriverà alla cappelletta di S. Croce e quindi si farà il viaggio di ritorno a S. Giacomo sul cui tetto si getterà la canna.
Il viaggio (ormai questa pratica è pressoché scomparsa) era fatto quasi esclusivamente da donne e solo da rari uomini per lo più in veste di accompagnatori a causa dell’ora.
Durante una notte di viaggio (di circa 30 anni fa), una donna pellegrina ha sognato S. Giacomo, un uomo alto, robusto e con la barba fluente, che le disse: "Avete fatto un buono e giusto viaggio, però non vi siete confessati e comunicati". Quindi sparì. La donna disse tutto alle proprie amiche e al prete (Padre Giangrande) il quale, non giudicando il "viaggio" come cosa cattiva, fu disposto, da allora in poi, a confessare e comunicare i pellegrini.
Si racconta che un uomo in processione vide passare due donne in silenzio e in una di queste riconobbe la propria madre morta che evidentemente stava facendo il pellegrinaggio.